Ogni anno in Italia vengono effettuati oltre quarantamila interventi chirurgici di rimozione totale della tiroide. Operazioni che nell’80% dei casi vengono eseguiti su donne e che, solo per il 2% riescono a salvare la parte sana della ghiandola.
Negli anni la ricerca ha consentito di mettere a punto tecniche sempre meno invasive e mirate sui singoli pazienti che si rivolgono ai tanti centri di eccellenza presenti in Italia. Fra questi anche il Policlinico Gemelli di Roma dove opera il professor Marco Raffaelli, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Endocrina e Metabolica. A lui, in esclusiva per One Health, abbiamo chiesto di tracciare un quadro della situazione attuale anche nell’ottica dell’applicazione delle nuove tecnologie in ambito chirurgico e alla luce delle prime operazioni svolte con una nuova procedura per via endoscopica effettuata nelle scorse settimane nell’istituto romano.
È di recente introduzione in campo chirurgico l’innovativa tecnica definita “Toetva” per rimuovere la tiroide senza lasciare cicatrici. In cosa consiste e quali benefici porta al paziente?
Viene definita Toetva ovvero tiroidectomia endoscopica trans-orale con approccio vestibolare ed è stata messa a punto alcuni anni fa in Thailandia. Consiste sostanzialmente nell’asportazione della ghiandola tiroidea attraverso il cavo orale. Vengono fatte delle incisioni al suo interno, vengono introdotti degli strumenti endoscopici come le telecamere e altri laparoscopici che consentono di effettuare lo stesso intervento svolto con tecnica tradizionale, senza però lasciare cicatrici. Chiaramente, trattandosi di incisioni relativamente piccole, ci sono limiti agli interventi chirurgici che possono essere condotti in relazione alle dimensioni della tiroide o del nodulo da asportare.
Vista la sua origine può essere considerata un esempio di contaminazione che subiscono le tecniche e gli operatori specialistici fra capi opposti del mondo? Una globalizzazione che sotto il profilo medico funziona molto bene.
Senza dubbio c’è grande dialogo ma in realtà in campo medico e scientifico a livello internazionale si interagisce da decenni. È un po’ il punto di forza della medicina e un esempio concreto arriva proprio dalla tiroidectomia dato che l’unico chirurgo ad aver preso un Premio Nobel per un intervento è stato il professor Emil Theodor Kocher nel 1909 per aver messo a punto questa tecnica. Da allora ha avuto poche evoluzioni, fino alla fine degli anni Novanta quando c’è stato un impulso verso la riduzione dell’impatto estetico dell’intervento chirurgico, pur mantenendo risultati ormai consolidatissimi nell’arco del tempo.
Uno stimolo che è arrivato da vari fronti, dall’Europa e dal Gemelli in particolare, con l’introduzione della tecnica mini invasiva mediante una piccola incisione cervicale. Nell’Estremo Oriente sono state invece studiate tecniche che non prevedevano cicatrici a livello cervicale dato che il collo per le popolazioni orientali ha un importante significato ed eventuali segni avrebbero potuto rappresentare uno stigma sociale. Qui sono nate le tecniche trans-ascellari, trans-mammarie e, in ultimo, trans-orali.
Da esponente di spicco dell’endocrinochirurgia a livello nazionale e internazionale ci può dire come si è evoluta negli ultimi anni quali sono stati i principali traguardi raggiunti grazie alla ricerca?
Parliamo di una branca della chirurgia che copre diversi campi oltre a quello della tiroide anche del surrene, dei tumori endocrini gastroenteropancreatici. Le evoluzioni fortunatamente sono state notevoli, in primis in termini di chirurgia della tiroide, come abbiamo visto con le procedure endoscopiche mini invasive e quelle con accesso remoto, in particolare la tiroidectomia trans-ascellare robotica oltre alla già citata Toetva.
Sono stati inoltre messi a punto anche strumenti che consentono di ridurre le complicanze dell’intervento dato che, ad esempio, la chirurgia della tiroide è si caratterizza per la necessità di preservare i nervi che controllano le corde vocali e le paratiroidi che sono le piccole ghiandole che controllano il calcio nel sangue. Oggi disponiamo di sistemi che consentono di preservare con maggiore facilità queste strutture estremamente importanti o comunque di avere immediatamente indicazioni sul loro funzionamento.
Un altro campo di applicazione, prima della chirurgia laparoscopica, è stato poi quello della robotica, che ha interessato tutti i campi ad iniziare da tiroide e surrene.
Temi che sono stati al centro anche del congresso della Società Europea di Chirurgia Endocrina che si è tenuto nel maggio scorso e nel quale ha ricevuto anche l’incarico di presidente per il prossimo biennio.
E’ stata un’ottima occasione di confronto, che ho avuto l’onere e l’onore di organizzare, e sono emerse tante novità. Abbiamo riunito oltre 600 esperti provenienti da tutto il mondo, dal Messico all’Australia, per offrire una visione globale su questo ambito.
Sono stati messi a punto nuovi ed importanti aspetti per la formazione e le prospettive future anche per quanto riguarda la realtà virtuale e l’Intelligenza Artificiale, dato che le piattaforme robotiche consentono di mettere in memoria e segmentare video di interventi che poi servono per addestrare le macchine a leggere gli step e le situazioni che si presentano. Temi che, come detto, sono di estrema importanza anche per quanto riguarda i giovani chirurghi e la loro formazione nell’utilizzo delle innovazioni positive che la tecnica ci sta portando.
Il Policlinico Gemelli è uno dei centri nazionali ed internazionali con il più alto volume di attività per questa branca della chirurgia. Quanto è importante l’ausilio tecnologico nell’attività del vostro centro?
I volumi sono senza dubbio molto rilevanti perché presso il nostro centro, per quanto riguarda la chirurgia endocrina, vengono eseguiti oltre 1.800 interventi. Numeri importanti ma bisogna considerare che nel nostro bagaglio ci sono tutte le procedure e le tipologie di interventi che vanno dalla chirurgia convenzionale a quella robotica, modulati sulla base del paziente che abbiamo di fronte e la patologia di cui è portatore.
Chiaramente, la disponibilità di tutte le tecnologie e le competenze più aggiornate ci consente essenzialmente di adattare il lavoro passando da interventi estremamente demolitivi con chirurgia convenzionale e l’ausilio di strumenti innovativi, fino alle tecniche mini invasive e alla robotica come nel caso degli interventi trans-orali citati in apertura. Tutto viene studiato e valutato a seconda delle necessità del paziente.
Emerge dunque come il ricorso alla tecnologia e alla robotica abbia fatto parecchia strada anche in sala operatoria. Quali sono i vantaggi portati dall’innovazione alla vostra attività e c’è, secondo lei, la possibilità che un domani le macchine possano sostituire l’uomo in questo tipo di interventi?
La robotica sta prendendo piede in tutti i campi della chirurgia, e sebbene manchino ancora applicazioni che ne dimostrino in maniera incontrovertibile i vantaggi, è evidente che la piattaforma consente di avere, ove utilizzabile, delle dissezioni più accurate, precise e dettagliate.
Gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi consentono al chirurgo di usare ad esempio braccia robotiche che non hanno il minimo tremore o movimenti involontari che in alcune situazioni possono essere particolarmente utili se associati a una visione tridimensionale. È quasi come navigare all’interno del paziente. Chiaramente non si tratta di una robotizzazione perché la macchina viene manovrata dall’uomo e ad oggi, anche se si sta lavorando sull’Intelligenza Artificiale, l’intervento completamente eseguito da un robot è ancora lontano.
Non possiamo prevedere i tempi ma è chiaro come nell’essere umano ci siano tante variabili anatomiche che attualmente rendono ancora difficile prevedere un intervento completamente eseguito da una macchina. Al momento è più facile immaginare che possa dare un alert come i sensori delle auto più moderne guidando il gesto chirurgico, soprattutto per chi non ha ancora raggiunto un’esperienza tale che gli consenta di procedere in totale autonomia. Il giorno in cui i robot condurranno da soli un intervento chirurgico di questo tipo mi sembra lontano, e francamente non è detto che arrivi.