Dolore improvviso e acuto all’addome, con fitte che possono durare da qualche manciata di minuti fino ad ore intere: è il sintomo più comune della colica biliare. Ma anche nausea, che può arrivare fino al vomito, dolore alla schiena, brividi, febbre, attacchi di dissenteria, ingiallimento degli occhi e della pelle, associati o meno ad alterazione di alcuni parametri ematici.
I calcoli biliari, che causano la colica – appunto –, sono dei piccoli sassolini che si formano nella cistifellea per effetto della cristallizzazione della bile, un liquido formato da colesterolo, grassi, sali biliari e bilirubina. Se in quantità normali, la bile permette di digerire i grassi, ma se alcune delle componenti risultano in eccesso ne causano la solidificazione.
Calcoli in estate: i consigli dell’esperto
L’estate può risultare una stagione pericolosa per chi soffre di calcoli biliari o ne ha anche solo la familiarità.
“L’aumento delle temperature estive ed il conseguente rischio di disidratazione – spiega il dottor Filippo Antonini, Consigliere Nazionale di AIGO, l’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Ospedalieri, Direttore dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Interventistica dell’Ospedale Mazzoni nelle Marche – possono causare molti disturbi importanti, tra cui proprio un aumentato rischio di calcoli biliari. La disidratazione infatti può favorire la precipitazione del colesterolo, che è in parte causa della formazione dei calcoli. Per questo motivo, è opportuno prediligere un’alimentazione con cibi ricchi di acqua come frutta, verdure e ortaggi“.
Prediligere alimenti a basso contenuto di grassi
Per ridurre il rischio di formazione di calcoli biliari, è opportuno diminuire il livello di colesterolo nella dieta, evitare il sovrappeso ma anche un dimagrimento repentino, che può favorire lo sviluppo di calcoli. Non solo: lunghi periodi di digiuno o una dieta eccessivamente carente di grassi riducono la motilità della colecisti, favorendo il ristagno di bile con conseguente rischio di formazione di calcoli.
Dunque, disidratazione, consumo di alcol e cibi ricchi di grassi impattano in modo rilevante con il metabolismo del fegato, peggiorando la situazione sia nel caso di presenza dei calcoli, sia in caso di familiarità.
Evitare, dunque, carne grassa e insaccati, uova fritte, pesci grassi, frittura di pesce, latte e yogurt intero, panna, formaggi grassi. Ancora, olive, patatine fritte, pizza, dolci, bevande zuccherate, alcolici, olio di semi e olio di mais.
Le alternative a basso contenuto di grassi possono essere carne rossa magra, carne bianca, pesce magro, uova sode o in camicia, yogurt magro, latte parzialmente scremato e formaggi magri, pane bianco o integrale, dolci di riso, olio extra vergine di oliva. Integrare sempre con molta acqua, abbondanti quantità di frutta e verdura.
Calcoli biliari: i numeri
I calcoli biliari sono un problema molto comune, soprattutto per il sesso femminile. Le donne, infatti, colpite soprattutto fra i 30 e i 50 anni, hanno una probabilità tre volte superiore di svilupparli rispetto agli uomini, che ne soffrono principalmente dopo i 60 anni.
Oltre a colesterolo, obesità e rapida perdita di peso, tra i fattori di rischio per i calcoli biliari incidono molto anche la familiarità, le gravidanze, la dislipidemia, il diabete mellito e la terapia estrogenica.
“Esistono due tipi di calcoli biliari – prosegue Antonini –. Si tratta, da una parte, di calcoli di colesterolo, più frequenti, di colore giallastro/verde, costituiti principalmente da colesterolo solidificato; dall’altra, di calcoli pigmentati, costituiti da bilirubina, più piccoli e più scuri. Si possono avere calcoli in ogni tratto delle vie biliari e in numero e dimensioni molto variabili. Nella maggior parte dei casi si riscontrano nella colecisti, una “sacchetta” che raccoglie la bile prodotta dal fegato e poi la rilascia in maniera intelligente, in risposta all’assunzione di cibo. La bile viene poi trasportata nell’intestino attraverso le vie biliari, il cui ultimo tratto si chiama coledoco, dove contribuirà alla digestione degli alimenti, soprattutto dei grassi”.
I sintomi
Nell’80% circa dei casi non danno sintomi. Nel caso in cui inizino a muoversi o anche nel caso in cui rimangano bloccati nelle vie biliari, possono causare dolore e gravi complicanze. Una delle conseguenze più frequenti è la colica biliare: un improvviso dolore nella regione addominale superiore destra, associato ad altri disturbi, come vomito, febbre e brividi, attacchi di dissenteria, alterazione di alcuni parametri ematici.
“Una volta che i calcoli hanno causato sintomi è probabile che questi continuino a manifestarsi. Se un calcolo rimane bloccato nelle vie biliari, possono verificarsi infiammazioni o infezioni locali (colangite) o del pancreas (pancreatite), e in questi casi il paziente può presentare anche ittero. Si tratta di situazioni che rendono spesso necessario un ricovero ospedaliero“, spiega il Consigliere Nazionale di AIGO.
Diagnosi e cura
Per diagnosticare i calcoli biliari è sufficiente effettuare degli esami del sangue e un test di immagine.
Continua il dottor Antonini: “Spesso l’ecografia addominale evidenzia calcoli all’interno della colecisti, ma se un calcolo fosse bloccato in un altro tratto dell’albero biliare, potrebbe essere necessario eseguire una particolare risonanza magnetica (colangio-risonanza magnetica) o un particolare esame endoscopico (ecoendoscopia). Il trattamento è necessario quando i calcoli causano un blocco nelle vie biliari che molto probabilmente tenderà a ripetersi nel tempo; in questi casi è indicata la rimozione chirurgica della colecisti, salvo in alcuni pazienti fragili per i quali si preferiscono trattamenti alternativi, come il drenaggio della colecisti, eseguito per via percutanea esterna dai radiologi interventisti o per via ecoendoscopica interna da gastroenterologi specializzati in queste procedure. Se i calcoli poi sono migrati dalla colecisti alle vie biliari, la colecistectomia non basta, ed è necessario un intervento endoscopico per la loro rimozione (colangiopancreatografia retrograda endoscopica)”.
A seguito della rimozione chirurgica, solitamente la situazione si risolve. Può capitare, però, che invece compaiano un reflusso gastrico di bile o degli episodi di diarrea, a causa della bile che scorre continuamente verso l’intestino.
“In questi casi, i gastroenterologi suggeriscono farmaci che riducono questi sintomi, chiamati “farmaci sequestranti gli acidi biliari” o farmaci per ridurre il reflusso gastrico di bile. Purtroppo, anche dopo aver tolto la colecisti i calcoli, negli anni, possono riformarsi nelle vie biliari residue“, conclude l’esperto.