È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’Ordinanza 2/2024 del Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana contenente le misure di applicazione del “Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e aggiornamento delle azioni strategiche per l’elaborazione dei Piani di eradicazione nelle zone di restrizione da Peste Suina Africana anni 2023-2028”. A meno di una settimana dalla firma del provvedimento, ne abbiamo parlato con Vincenzo Caputo, commissario straordinario alla Psa e Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati”, che fa parte della Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali.
Direttore, qual è la situazione attuale dell’emergenza della Peste Suina Africana in Italia?
La peste suina africana sul territorio italiano continentale è comparsa il 6 gennaio 2022: da quella data ha avuto una graduale espansione. In questo momento in Italia abbiamo una situazione a macchia di leopardo, ma le Regioni stanno lavorando per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati. Ci sono cluster attivi a Reggio Calabria, in Campania, a Roma ed infine nel nord del Paese con una diffusione attuale del virus in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Piemonte. Nella provincia di Pavia nel 2023 abbiamo registrato un focolaio significativo che siamo riusciti ad arginare con l’abbattimento di circa 48mila suini, grazie all’intervento pronto delle autorità, e in particolare dei servizi veterinari, debellando così il virus nel suino domestico e a rimuovere le cosiddette aree restrittive di tipo 3. Attualmente, siamo alle prese con la diffusione del virus nel cinghiale.
Di che cifre parliamo?
Stando ai numeri della sorveglianza attiva e passiva in Italia, circa 60.000 animali sono stati sottoposti a misure restrittive, il numero delle infezioni si attesta intorno ai 2.000 casi di cinghiali, 21 sono i focolai registrati nel suino domestico.
Direttore, ricordiamolo: la peste suina non contagia l’uomo.
Di questo non dobbiamo assolutamente preoccuparci: la peste suina africana non è una malattia che colpisce l’uomo direttamente o indirettamente. Dobbiamo però unire gli sforzi di tutti gli attori del comparto per salvaguardare la suinicoltura e impedire che il virus arrechi danni notevoli a questa e all’industria di trasformazione italiana, la prima a livello mondiale.
Quali sono le principali disposizioni contenute nell’ordinanza recentemente pubblicata? E quali sono le strategie di eradicazione del virus?
L’ordinanza, la n.2 del 2024 (pubblicata il giorno 15.05.24 in GU) è in continuità con le precedenti 5 ordinanze dello scorso anno, e contiene alcune linee di rafforzamento e alcuni elementi di novità. Allegato all’ordinanza c’è anche il piano quinquennale di contenimento del cinghiale che assegna degli obiettivi numerici e abbastanza stringenti alle regioni, che sono impegnate, appunto, a rispettare le richieste.
Innanzitutto stiamo intensificando fortemente la vigilanza sul commercio abusivo delle carni di suini sia selvatici che domestici, in particolare di quei prodotti che entrano nel nostro Paese tramite viaggiatori che provengono dall’Est Europa, dove il virus è presente ormai da qualche anno e ci preoccupa molto.
Come si può leggere poi agli artt. 14 -16, abbiamo istituzionalizzato ed inquadrato con precisione i Gruppi Operativi Territoriali (GOT). Questi gruppi interdisciplinari e intersettoriali formati, a vario titolo e per le proprie competenze, da personale proveniente dagli assessorati alla sanità, all’agricoltura ed ambiente, da agenti della polizia provinciale e dai carabinieri, opereranno in precisi “Distretti suinicoli”.
Distretti suinicoli che devono essere istituiti dalle Regioni.
Esatto. Questo è uno dei passaggi chiave del piano. Queste aree ad alta vocazione suinicola dovranno essere individuate sulla base della densità di allevamento e di popolazione suinicola, ma anche in base alla presenza di aziende di macellazione e trasformazione, con strategie per diradare il cinghiale e riportarlo a presenza zero. Stiamo utilizzando le forze armate per il censimento attraverso sistemi di dronaggio militare, questi dati saranno poi processati dal sistema informatico dell’IZS di Teramo, concentrando così le nostre attività per raggiungere il contenimento e l’eradicazione della peste suina africana.
Alcuni giorni fa il Consorzio del Prosciutto di Parma ha lanciato l’allarme per i rischi del comparto. Può rassicurare i produttori italiani? Quali sono le indicazioni ai piccoli e grandi produttori rispetto alle regole di sicurezza per evitare il contagio?
Nell’ordinanza è prevista la possibilità per i produttori e gli agricoltori di compartecipare alla gestione del distretto suinicolo e collaborare con i gruppi operativi per il diradamento, con la convinzione che la battaglia contro il virus PSA potrà essere vinta solo se tutti gli stakeholder daranno il proprio contributo. In uno spirito, già tracciato dal governo italiano, che – sin dal primo insediamento – aveva previsto l’abbattimento dei cinghiali sui suoli agricoli.
Tra gli elementi di novità: il divieto di foraggiamento abusivo degli ungulati ai bordi delle strade.
Il foraggiamento abusivo è una delle modalità di trasmissione del virus più frequente. Gli animali possono incappare in matrici alimentari di carne cruda di origine suina, che potrebbero dare una rinnovata e notevole spinta all’epidemia.
Ha suscitato non poche polemiche nei giorni scorsi la notizia secondo cui per le operazioni di depopolamento dei cinghiali verrà impiegato l’esercito.
Attualmente sono operative 177 unità delle forze armate impegnate nel censimento mediante l’utilizzo di droni militari, dell’assistenza logistica, della ricerca delle carcasse e, in determinati casi, di abbattimenti mirati. Basti pensare che con questa strumentazione si possono mappare e censire in una sola giornata di lavoro ampie aree di territorio. Sono stati inoltre formati oltre 15.000 bioregolatori, figure provenienti dal mondo venatorio che, a seguito del conseguimento di una specifica formazione in biosicurezza, affiancheranno l’esercito.
Cosa dobbiamo aspettarci dal piano?
I risultati del monitoraggio e del controllo sul territorio hanno evidenziato come il livello di performance di contenimento a livello zootecnico è perfettamente adeguato, mentre necessita di essere incrementato quello esterno alle aziende zootecniche. È proprio a questo che punta il modello proposto attraverso il lavoro integrato di GOT, bioregolatori e militari. Con questo tipo di operatività saremo più efficaci, con strategie per diradare il cinghiale e riportarlo, ove necessario, esclusivamente nelle aree vocate alla sua presenza.
I rapporti con l’Europa. L’EFSA ha recentemente diffuso un report dove l’Italia risulta essere tra i primi Paesi per i contagi da Psa. Che clima si respira? L’Ue condivide le nostre strategie?
Il 23 maggio abbiamo partecipato ad un incontro a Bruxelles con la Commissione, e dunque anche con i decisori politici, e abbiamo chiarito un aspetto fondamentale: il numero elevato dei contagi è dovuto all’estrema trasparenza con cui noi comunichiamo tutti dati, ossia ogni singolo caso positivo. Il nostro sistema funziona ed è ben permeato nel territorio. Il fatto che il nostro Paese prontamente segnali tutti i casi è segno di serietà. Ce lo riconosce la stessa Europa. Il piano quinquennale, l’ordinanza e l’attivazione delle strutture proposte ci dovrebbe portare in tempi ragionevoli a fronteggiare efficacemente la malattia in questa grande area che si è creata nel nord. Stiamo prevedendo inoltre anche dei sistemi di barriere sulle arterie autostradali.
E con l’export?
Dal punto di vista delle esportazioni dei prodotti suinicoli la criticità permane verso i Paesi del Nord America, in particolare gli Stati Uniti che hanno bloccato l’import di prodotti crudi di suino sotto i 400 giorni di stagionatura. Per proteggere questo importante settore sono in corso alcune ricerche sperimentali con l’obiettivo di sviluppare tecnologie di sanificazione dei prodotti stagionati e permettere l’export, scongiurando la diffusione del virus della PSA.