In un mondo più connesso, con una popolazione in costante crescita e più urbanizzata, la salute si lega ad alcuni aspetti. Il consumo delle risorse naturali, come acqua, suolo e aria, il cambiamento climatico, le migrazioni e le nuove tensioni sociali, la sicurezza alimentare e l’accesso al cibo, la diffusione di specie aliene e nuovi patogeni, fenomeni come quello dell’antibiotico-resistenza.
Queste sfide aprono inattese tensioni di tipo sociale, etico ed economico, come la pandemia da Covid19 ha insegnato. La riduzione delle risorse pubbliche per la cura – delle persone e del territorio – impone il disegno di soluzioni e approcci non convenzionali e lungimiranti. Affrontare tanta complessità porta a riflettere sulla salute unica, One Health, come una risorsa legata al riconoscimento delle interdipendenze e dell’influenza reciproca tra gli stati di benessere di persone, animali sia domestici che selvatici, piante ed ecosistema. Questa mutua interazione si realizza nella produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti, di origine animale e vegetale, nell’interazione tra animali e persone in casa, in ambienti pubblici, o in natura. Aspetti sottolineati dalla FAO (Food and Agriculture Organisation), dall’Organizzazione Mondiale per la salute animale, dall’Organizzazione per la Salute Mondiale e dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (OHHLEP, 2022, WOAH, 2021).
Il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa, nel suo progetto di Eccellenza OSCAR (Open Science in Co-creative Animal Research), contribuisce con tre temi di ricerca all’approccio One Health.
Il primo, gli animali
Il progetto guarda alle conoscenze necessarie per la loro cura e per approfondire la comprensione dei meccanismi fisio-patologici, anche in una logica translazionale, tra animali e persone. Tra questi, l’epidemiologia comparata nella diffusione di patologie croniche legate a inquinanti. Gli animali, domestici o da produzione, infatti, vivono con noi. La cura e la conoscenza della diffusione di patologie raccontano elementi utili dell’evolversi dello stato di salute della popolazione animale e umana, come nel caso di patologie neoplastiche, o come nel consumo di antibiotici e conseguente fenomeno della antibiotico-resistenza. Nuove attitudini di prevenzione e cura degli animali hanno quindi riflessi sulle persone.
Il secondo, le interazioni tra persone e animali
Per quanto concerne la trasmissione di malattie, questa spesso avviene per mezzo degli alimenti , che sono – quindi – causa di patologie ancora oggi molto diffuse negli esseri umani, con una incidenza elevata, in termini di salute, spesa sanitaria e perdite economiche. Ancora, per mezzo di agenti infettivi o parassitari che dagli animali passano alle persone (la cosiddetta “zoonosi”), in modo diretto o per il tramite di vettori anche non convenzionali, e che sono causa – oggi – di patologie non comuni nel nostro Paese ma che richiedono nuove attenzioni, sistemi di monitoraggio e prevenzione nel caso di possibili nuove emergenze.
L’altra faccia della medaglia riguarda, invece, la relazione che si instaura tra persone e animali, per migliorare il benessere, per l’inclusione sociale o la salute delle persone anche più fragili. Tali obiettivi si raggiungono grazie al ruolo di mediatori negli interventi assistiti con animali (pet therapy) o di farm therapy e agricoltura sociale.
Il terzo, le interazioni tra ambiente e animali
Il Dipartimento studia questo particolare tipo di interazione con riferimento agli impatti degli inquinanti ambientali sugli animali (come nel caso delle microplastiche nell’acqua) e la contaminazione delle filiere agro-alimentari, con possibili esiti sui consumatori. Problematici sono poi gli allevamenti più intensivi, quelli a cui, purtroppo, sia i mercati che i consumatori guardano con maggiore interesse, e dove i danni sono causati dall’inquinamento da reflui o da emissioni clima alteranti, e dal consumo di risorse non rinnovabili. L’aspetto positivo riguarda, invece, la gestione del territorio e la biodiversità sia ambientale che culturale.
La necessità di un approccio integrato
Serve, dunque, un approccio più aperto, consapevole e integrato dei saperi necessari per sciogliere i nodi che influenzano la qualità del nostro quotidiano.
Gli animali da compagnia sono in Italia in numero pari alla popolazione, vivono nelle città e sono presenti nel 40% delle famiglie. La letteratura scientifica mostra come l’interazione con gli animali generi benessere per le persone, anche quelle fragili: minori, anziani, senza fissa dimora, persone con autismo, persone ipo o non vedenti. Con il progetto EU-INHABIT, il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa, insieme al Comune di Lucca, intende creare la prima Smart City Europea Humanimal, dove la qualità della vita ed il benessere delle persone, anche quelle più fragili, possa trarre vantaggio da politiche integrate persone-animali al fine di rendere la città più accogliente. Nelle RSA, dove gli anziani sono coinvolti in interventi durante i quali vengono assistiti da animali, gli esiti sono positivi, grazie ad un nuovo senso di attesa e maggiore dialogo tra loro rispetto a routine di vita poco stimolanti. Cambierebbe l’educazione nelle scuole, le azioni per un nuovo turismo, la costruzione di animabili in città, si avrebbero nuovi spazi di incontro e dialogo tra le persone, per il tramite anche dei loro animali.
In Italia, la progressiva concentrazione dell’allevamento in poche aree di pianura (l’80% della zootecnia italiana è oggi nelle regioni della Pianura Padana) a forte densità insediativa e produttiva, preoccupa per gli impatti ambientali, le emissioni di gas clima alteranti e la vulnerabilità della nostra produzione alimentare. Di contro, le zone rilevate degli Appennini e delle Alpi, che solo con la valorizzazione dei pascoli assicurano stabilità del territorio e delle comunità rurali, sono oggi sotto valorizzate.
Come fare?
Come gli esempi mostrano, l’attenzione alla salute unica richiede nuove forme di dialogo e collaborazioni multicompetenti, di allineare e integrare dati e informazioni, ricerca integrata e soluzioni nuove. Con questa idea si organizzano centri, strutture e reti, capaci di sviluppare la conoscenza utile per il co-disegno di nuove visioni, valori, obiettivi e modalità operative utili per fare fronte alle molte sfide esistenti, nel quadro delle risorse disponibili.
Abbiamo bisogno di una società più consapevole e informata sul tema della salute unica, ricercatori ed operatori istituzionali e privati più aperti al dialogo e al cambiamento, una nuova capacità di governare insieme le complessità, senza semplificazioni e con grande e rinnovata umiltà e dialogo. La salute unica può essere raggiunta grazie ad attori capaci di svolgere la mediazione per la transizione verso i nuovi approcci come risorsa per il futuro. Le Scienze Veterinarie possono contribuire attivamente in questa direzione.
Presso l’Università di Pisa, il Dipartimento di Scienze veterinarie si è fatto promotore con l’area medica della costituzione di un centro per la salute unica, volto a favorire ricerca e sviluppo responsabile, formazione e utile dialogo con la società a supporto del benessere e della salute delle persone e del pianeta.