L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha pubblicato il 24 novembre 2023 il Rapporto sulla qualità dell’aria in Europa.
Secondo l’Agenzia, nonostante i miglioramenti nell’ultimo decennio, l’inquinamento atmosferico continua ad essere la maggiore fonte di rischio per la salute delle popolazioni.
Le polveri sottili (PM 2,5) a e gli ossidi di azoto (NO2) sono gli inquinanti più dannosi per la salute.
Il 97% delle popolazioni residenti nelle aree urbane è esposta a livelli di polveri sottili superiori ai valori raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I dati di gennaio 2024 rilevano che le aree più inquinate da polveri sottili sono in Italia la pianura Padana, e le zone tra Roma e Napoli, e in Polonia le regioni dell’Est.
In Lombardia i dati di gennaio 2024, confrontati con quelli di gennaio 2023, mettono in evidenza la differenza.
Nel 2021 in Europa l’esposizione alle PM 2,5 ha provocato 293.000 decessi, mentre a NO2 sono attribuite 69.000 cause di morte.
Tra le PM 2,5 è rilevante il ruolo del “black carbon” (BC), emesso dall’impiego dei combustibili fossili.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato gli effetti diretti di BC sul sistema cardiovascolare, e il ruolo di concausa della mortalità prematura dovuta a esposizioni prolungate.
Ma BC ha anche un effetto sul cambiamento climatico. BC assorbe la radiazione riflessa (direct radiative effect – DRE) rafforzando l’effetto serra, e quando si deposita su neve e ghiaccio riduce l’albedo, cioè la capacità di riflettere la luce solare dalla terra. Secondo il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) la riduzione delle emissioni di BC ha un effetto a breve termine sulla riduzione della temperatura media del pianeta.
Ridurre le emissioni di Black Carbon fa bene alla salute e al clima. Le fonti rinnovabili, la mobilità elettrica, l’efficienza energetica sono una cura con effetti rapidi per la salute delle popolazioni.
Salute delle popolazioni e cambiamento climatico si incrociano anche sulla siccità. La siccità, che si ripete negli ultimi anni con crescenti frequenza e durata, è un “evento estremo” connesso ai cambiamenti climatici.
Se si confrontano i dati dell’inquinamento atmosferico di gennaio 2024 con le zone ad alta siccità in Europa nello stesso mese, emerge con chiarezza la coincidenza.
La stabilità atmosferica, con la mancanza di pioggia e di vento, determina l’accumulo delle polveri sottili e l’aumento della loro concentrazione.
Questa condizione meteo climatica, non risolvibile nei tempi brevi, dà rilievo all’urgenza delle misure di prevenzione per la riduzione delle emissioni, oltre che per la creazione nelle aree urbane di aree di recupero ambientale con l’aumento della forestazione “dedicata” all’assorbimento del particolato.
Un effetto diretto della siccità è la carenza di acqua, che a sua volta è all’origine di molti rischi per la salute umana. È urgente, nell’Europa meridionale in particolare, adottare le misure infrastrutturali che consentono il rifornimento di acqua: questa è una misura di prevenzione necessaria per la protezione della salute.
Ma la siccità non viene da sola.
Le previsioni climatiche nel medio periodo indicano un aumento dei periodi di siccità, in gran parte connessi all’aumento della temperatura, che a sua volta è causa di altri effetti diretti e indiretti sulla salute (ondate di calore, malattie infettive) come rilevato dal rapporto di EEA del 2022 “Climate change as a threat to health and weel-being in Europe: focus on heat and infectious diseas”.
Gli scenari di ondate di calore/giorni sulla base del trend delle emissioni attuali (RCP 8.5) disegnano un futuro complesso per la protezione della salute, in particolare per i bambini e le popolazioni anziane in Italia.
La diffusa presenza in Europa di anopheles maculipennis, in condizioni ambientali caratterizzate da aumento della temperatura, può favorire la riemersione della malaria.
Limitare l’aumento della temperatura è la grande sfida sui cambiamenti climatici, che purtroppo non è sulla traiettoria giusta.
Il 22 gennaio scorso l’Agenzia del governo USA per l’atmosfera e gli oceani (National Oceanic and Atmospheric Administration- NOAA) ha pubblicato il Rapporto 2023 sul clima globale.
Il rapporto ha messo in evidenza che il 2023 è stato l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazioni delle temperature nel 1850.
Sempre a Gennaio 2024 la NOAA ha rilevato che la concentrazione in atmosfera di CO2 ha superato 422 parti per milione, superiore di oltre il 40% rispetto al 1960. L’aumento della concentrazione della CO2 è attribuito all’impiego dei combustibili fossili. “I livelli di CO2 sono ora paragonabili al Pliocene Climatic Optimum, tra 4,1 e 4,5 milioni di anni fa, quando erano vicini o superiori a 400 ppm. Durante quel periodo, il livello del mare era compreso tra 5 e 25 metri più alto di quello attuale, e grandi foreste occupavano l’odierna tundra artica ” ha affermato l’amministratore della NOAA Rick Spinrad.
La CO2 ha un tempo molto lungo di permanenza in atmosfera (almeno 100 anni) e di conseguenza possiamo aspettarci l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi come la siccità.
In premessa alla “Strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici”, approvata nel giugno 2021 dall’Unione Europea, viene affermato che “arrestare tutte le emissioni di gas a effetto serra comunque non impedirebbe gli effetti dei cambiamenti climatici che sono già in atto e che proseguiranno per decenni”.
Se l’impegno necessario e urgente per la riduzione delle emissioni avrà effetti misurabili in tempi medio lunghi, le misure per l’adattamento ai cambiamenti climatici hanno impatti nel breve periodo ed effetti sociali ed economici di lunga durata.
Tra le misure di adattamento è prioritario prevedere quelle per la protezione della salute delle popolazioni europee più esposte agli eventi climatici estremi. Prima di essere sorpresi da emergenze sanitarie. Ricordiamoci del COVID.