Il termine glaucoma si ritrova per la prima volta negli scritti di Ippocrate risalenti al V secolo a.C. ove sta ad indicare il colore ceruleo degli occhi ipovedenti o ciechi. Con il passare dei secoli il termine si è trasformato fino ad individuare un gruppo di patologie oculari, variamente correlate alla pressione oculare, caratterizzate da specifiche alterazioni del nervo ottico e che possono determinare gravi danni alla vista fino alla cecità. Dai tempi del guaritore di Kos la medicina ha subito profonde ed inaspettate evoluzioni ma il glaucoma, considerando la sua alta incidenza e l’esito infausto dei casi non diagnosticati, resta uno dei principali problemi di salute pubblica.
Il glaucoma è infatti la seconda causa di cecità irreversibile nei paesi sviluppati ed interessa circa 60 milioni di persone in tutto il mondo di cui 1 milione in Italia. Questi dati sono ancora più allarmanti se si considera che il 50% dei pazienti affetti da glaucoma non sa di essere malato e pertanto non esegue alcuna terapia. Questo significa che in questo momento, solo in Italia, ci sono 500.000 pazienti affetti inconsapevolmente da glaucoma che non eseguono alcuna terapia e rischiano di progredire verso la cecità. Il glaucoma, nella sua forma cronica, è infatti una patologia subdola che non causa sintomi evidenti se non in stadi avanzati di malattia quando ormai il danno alla vista è irreversibile. Questa caratteristica ha fatto guadagnare al glaucoma l’appellativo di “ladro silenzioso della vista” che, purtroppo, rispecchia a pieno il carattere di questa malattia.
Glaucoma: fattori di rischio e sintomi
Il glaucoma consiste in un insieme di patologie caratterizzate da un danno al nervo ottico che si traduce in un progressivo danno al campo visivo (lo spazio circostante percepibile con la vista) e che riconoscono nell’aumentata pressione oculare il principale fattore di rischio. La pressione oculare, del tutto indipendente dalla pressione arteriosa, determina infatti una progressiva necrosi delle fibre nervose che compongono il nervo ottico con conseguente alterazione della trasmissione delle informazioni visive al cervello. Oltre alla pressione oculare, altri fattori di rischio sono rappresentati dalla familiarità per la malattia, dall’età superiore ai 55 anni e dalla presenza di patologie sistemiche quali il diabete.
In corso di glaucoma cronico si assiste ad un progressivo restringimento del campo visivo che, nei casi più avanzati, può risultare del tutto abolito con conseguente cecità del paziente. Questo progressivo deterioramento del campo visivo purtroppo non è percepito dal paziente fino a stadi molto avanzati di malattia quando, a causa del restringimento del campo visivo, il paziente ha difficoltà nel percepire lo spazio periferico e pertanto urta con gli oggetti presenti nell’ambiente, inciampa spesso in quanto non percepisce gli ostacoli e presenta notevole difficoltà alla guida o nella lettura. Situazione diversa si verifica invece in caso di glaucoma acuto durante il quale l’aumento della pressione è talmente elevato e repentino da causare dolore oculare, annebbiamento visivo improvviso e nausea. Il glaucoma acuto è pertanto facilmente individuabile e diagnosticabile e, data la scarsa diffusione, non rappresenta un problema di salute pubblica quanto la forma cronica ed asintomatica.
Intelligenza artificiale: alleata preziosa per medici e pazienti
Il glaucoma cronico rappresenta pertanto un temibile nemico della nostra vista che tuttavia, grazie alla medicina moderna, può essere sconfitto. Grazie all’impiego della tecnologia è infatti possibile giungere ad una diagnosi tempestiva ed efficiente. In tal senso l’impiego dell’intelligenza artificiale si sta rivelando un prezioso alleato contro questa malattia.
L’IA può infatti essere applicata per determinare se il nervo ottico del paziente sia normale o se presenti dei caratteri distintivi della patologia glaucomatosa quali l’aumento dell’escavazione e la riduzione delle fibre nervose. I moderni strumenti diagnostici permettono di acquisire le immagini del nervo ottico in maniera automatizzata e non invasiva e di processare tali immagini tramite un algoritmo di intelligenza artificiale in modo da determinare l’eventuale presenza di malattia glaucomatosa. Questa applicazione dell’IA è estremamente utile al fine di fornire una diagnosi tempestiva ed efficace anche in zone remote ove la presenza di un oculista esperto in glaucoma non è garantita.
Una malattia temibile ma controllabile
Da un punto di vista terapeutico esistono invece numerosi trattamenti che permettono di abbassare la pressione oculare e di conseguenza arrestare la progressione del danno visivo. Il primo approccio terapeutico è rappresentato da colliri ipotonizzanti che, instillati una o più volte al giorno, permettono di mantenere una pressione oculare entro i limiti normali. In caso di ridotta o mancata risposta terapeutica ai colliri è inoltre possibile eseguire un trattamento laser denominato SLT (Selective Laser Trabeculoplasty) che, interagendo con le strutture oculari quali il trabecolato, permette di ridurre stabilmente la pressione oculare.
Questo trattamento, grazie alla sua ripetibilità e non invasività, sta diventando sempre più diffuso e si prevede diventi nei prossimi anni il primo approccio terapeutico al glaucoma ancor prima dei colliri ipotonizzanti rispetto ai quali presenta minori effetti collaterali quali bruciore, secchezza e discomfort. Nei casi più avanzati o nei pazienti non responsivi alla terapia medica con colliri o con laser SLT è infine possibile un approccio chirurgico che, con tecniche a diversa invasività, permette di mantenere la pressione oculare entro i limiti fisiologici.
Grazie alle numerose terapie in nostro possesso il glaucoma è pertanto una malattia temibile ma controllabile che, se precocemente diagnosticata e trattata, non conduce più a cecità se non in casi estremi. Data la natura asintomatica della malattia è tuttavia necessario sottoporsi a controlli oculistici periodici che permettano una diagnosi precoce e scongiurino la progressione del danno visivo.