“Questo tubicino che mi corre sul viso è legato ad un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette anche di essere qui a raccontare, a parlare con te. Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria. Si prende tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto. Ha un tempo di conservazione di sé lunghissimo e quando si manifesta è troppo tardi“. Così il giornalista Franco Di Mare raccontava al collega Fabio Fazio la sua malattia, nella puntata di fine aprile di Che Tempo che Fa, tra la commozione generale del pubblico in studio.
Tumori e amianto: i numeri italiani
L’intervista e la prematura morte dello storico giornalista Rai a metà maggio hanno riacceso in queste settimane i riflettori su una patologia che colpisce circa duemila italiani l’anno. Secondo il VII Rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (Renam), a cura dell’Inail, dal 1993 al 2018 sono stati diagnosticati in Italia 31.572 casi di mesotelioma. Oltre il 50% si registra fra i residenti in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna (56,7%) e nel 72% dei casi riguarda gli uomini. La percentuale delle donne passa dal 27,2% se si è vittima di mesoteliomi pleurici a 33,3% e 41% rispettivamente per il mesotelioma del pericardio e del peritoneo. Il numero di vittime per questa patologia varia a seconda dell’età. Fino a 45 anni la malattia è rarissima (solo 1,4% del totale dei casi registrati), l’età media alla diagnosi è di 70 anni.
Di cosa è il mesotelioma, di quali sono i sintomi, della correlazione con l’esposizione all’amianto e delle possibili cure ne abbiamo parlato in un’intervista esclusiva su One Health con il professor Pierfilippo Crucitti, Direttore di Unità Operativa Complessa (U.O.C.) Chirurgia Toracica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, tra i principali esperti in chirurgia toracica con particolare riferimento alle problematiche più complesse dei tumori del polmone.
Cos’è il mesotelioma?
È un tumore che nasce dalle cellule del mesotelio, una membrana che riveste, come una sottile pellicola, gli organi interni. Il mesotelio ha nomi diversi a seconda dell’area che ricopre: pleura, peritoneo, pericardio, tunica vaginale. I mesoteliomi che fanno registrare una maggior frequenza sono il peritoneale, a livello addominale e il pleurico, a livello del torace.
Quali sono i sintomi?
Dipendono dall’organo che aggrediscono. Se siamo di fronte al mesotelioma pleurico, si parla di sintomi respiratori, quindi associati al versamento pleurico che generalmente si viene a creare nei pazienti colpiti: un accumulo di liquido all’interno della cavità pleurica che causa stress respiratorio e tosse. Possono inoltre verificarsi anche un dolore sulla schiena a livello della base dei polmoni, e perdita di peso. Il mesotelioma peritoneale provoca invece dolore addominale, perdita di peso, nausea e vomito. Anche in questo caso si crea un versamento, ma all’interno dell’addome, il movimento intestinale inizia a diminuire e compaiono dunque i dolori, fino all’occlusione intestinale.
Quale è la correlazione con l’amianto?
L’esposizione all’amianto è in assoluto il più importante fattore di rischio per il mesotelioma pleurico. La lavorazione, l’utilizzo e la rimozione del materiale, quando viene frammentato, produce una polvere che nel momento in cui viene inalata va a danneggiare le cellule materiali mesoteliali e quindi provoca la neoplasia. Anche a distanza di decenni dall’esposizione.
Ci può fornire alcuni dati per comprendere la portata del fenomeno?
Del 100% dei casi di mesotelioma pleurico, il 70% è da correlare a un’esposizione diretta all’amianto, il 5% circa da un’esposizione familiare, quando cioè un familiare che è stato esposto all’amianto porta, ad esempio, i propri vestiti intrisi di questa polvere all’interno della casa, contagiando così i componenti del proprio nucleo familiare. Un altro 5% di episodi è causato da un’esposizione ambientale: qualcuno che che lavora l’amianto in prossimità del soggetto che poi si ammala. Infine c’è una piccola percentuale in cui questa esposizione non è nota.
Quali sono le zone più colpite o a rischio in Italia?
Occorre premettere che, fortunatamente, il mesotelioma non rappresenta una patologia così diffusa: poco meno dell’1% di tutti i tumori diagnosticati, più frequente negli uomini meno nelle donne. La maggior parte dei casi si sono verificati nel Nord Italia, fondamentalmente Lombardia, Piemonte e Liguria, ossia quelle regioni dove in assoluto erano attive le fabbriche più importanti di produzione dell’amianto.
Esiste una cura? Il paziente ha bisogno di un intervento chirurgico? Quali sono i rischi?
Molto è dato dallo stadio della malattia al momento della diagnosi e dal tipo di mesotelioma. Si possono riscontrare mesoteliomi con istologici diversi: più aggressivi e meno aggressivi. L’epitelioide, il mesotelioma un po’ meno aggressivo, può avere un vantaggio da un intervento chirurgico. Il problema è trovare una malattia che sia resecabile ossia che consenta l’asportazione di tutta la malattia visibile. (Questi) Gli interventi troppo demolitivi (una volta si asportava pleura e polmone colpito dalla malattia) spesso peggiorano la qualità di vita del paziente senza (allungarla) allungarne la durata in maniera significativa. La maggior parte dei pazienti quindi invece che andare incontro a una chirurgia si sottopone a chemioterapia o chemio radioterapia.
Secondo la sua esperienza, conferma il dato secondo cui il tasso di sopravvivenza al mesotelioma a circa cinque anni è il 10%?
Purtroppo anche meno del 10% e generalmente si tratta degli epidermoidi che – come abbiamo visto – hanno una prognosi generalmente migliore.
Dal punto di vista della ricerca scientifica a che punto siamo? Esistono studi avanzati su terapie in grado di aggredire il tumore efficacemente?
Come spiegato prima, il mesotelioma paga lo scotto di essere un tumore sostanzialmente raro, di rappresentare, cioè, solo l’1% di tutti i tumori o anche una percentuale più bassa. Ci sono dunque neoplasie su cui la ricerca è molto più focalizzata. Su questa patologia, però, esistono dei protocolli terapeutici innovativi, ad esempio sulle cosiddette target therapy anche se le stesse aziende farmaceutiche, che portano avanti buona parte degli studi sui nuovi farmaci, si concentrano relativamente su una neoplasia così poco comune.