Nel settore Health & Life Sciences, la ricerca affronta l’incredibile complessità del corpo umano, dalle sue interazioni con gli altri organismi e con l’intero ambiente che condividiamo con loro, per arrivare allo studio della grande varietà delle nostre cellule e dei loro meccanismi, e ancora più a fondo, fino alla scala molecolare e genica, con lo studio delle infinite varianti che conferiscono unicità ad ogni organismo, e che ci hanno già consentito di raggiungere i primi successi nella medicina personalizzata.
Il fascino di tale complessità coinvolge il ricercatore in un esercizio speculativo e in un enorme sforzo operativo nel disegnare e condurre ricerche così sofisticate e specifiche che talvolta possono fargli perdere di vista quello che dovrebbe essere il suo unico obiettivo: ricercare per trovare soluzioni che facciano guarire i pazienti, mantenere sano chi è tale, in ultima istanza recare beneficio alla società.
È noto, infatti, che molti ambienti di ricerca, pur caratterizzati da eccellenza scientifica dimostrata dalla quantità e qualità delle loro pubblicazioni, talvolta stentino a far sì che il risultato dei loro sforzi arrivi a recare reale beneficio.
Il motivo è che, nelle Life Sciences, l’evidente complessità nella ricerca è oggi accompagnata da una meno nota, ma altrettanto grande complessità nei percorsi a valle della scoperta.
Il processo di sviluppo di un nuovo farmaco, ad esempio, richiede enormi risorse economiche e comporta elevati rischi di insuccesso. I tempi e la scala dell’impegno necessari per arrivare al risultato sono tali che è inevitabile coinvolgere organizzazioni private e i loro capitali, perché i finanziamenti pubblici non sono adeguati alle grandi dimensioni dell’investimento.
Una organizzazione privata può accettare tale rischio perché in caso di successo il ritorno economico sarebbe in grado di ripagare non solo l’investimento specifico, ma anche le perdite generate dal fallimento di altri tentativi. Ma ciò sarà possibile solo se chi avrà successo potrà poi godere di una posizione di monopolio di mercato per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Tale privilegio può essere garantito solo dal possesso di un brevetto.
Pertanto, per far sì che il ritrovato di una ricerca biomedica possa un giorno recare beneficio a un paziente, al momento della scoperta bisogna avviare il processo di brevettazione prima di qualsiasi pubblicazione o altra divulgazione. Paradossalmente, il fatto di pubblicare un risultato può compromettere per sempre ogni possibilità di applicazione.
Quindi, ogni volta che si produce un risultato, nelle organizzazioni di ricerca bisognerebbe verificare tempestivamente l’opportunità di deporre un brevetto, e nel caso procedere con celerità, bloccando ogni pubblicazione fino al momento in cui si ottiene una data di priorità dell’invenzione.
L’eventuale successo nel deposito di un brevetto non deve essere considerato un risultato in sé, ma solo un primo passaggio, strumentale al coinvolgimento di chi si occuperà di gestire e finanziare le successive fasi di sviluppo. Non ha senso brevettare, o mantenere un brevetto, se poi non si riesce a trasferirlo a un partner che potrà prendersi cura dello sviluppo.
Tale trasferimento può avvenire nei confronti di una azienda consolidata, oppure di una nuova start-up, da crearsi ad hoc.
Il primo caso è relativamente più semplice, ammesso che l’innovazione sia sufficientemente interessante per il mercato. Il potenziale licenziatario va identificato e contattato, poi deve essere condotto un negoziato. Un primo risultato è solitamente un contratto di opzione: l’azienda poi procederà con una successiva licenza se si otterranno buoni risultati dopo un ciclo di ricerche che finanzierà, e che tipicamente saranno svolte dal centro.
La costituzione di una start up, invece, dovrebbe essere presa in considerazione solo se si verificano una serie di circostanze positive, tra cui una credibile strategia di sviluppo e una prospettiva di sostenibilità economica in un tempo ragionevole, la presenza di un team affiatato di scienziati e manager, nonché l’esplicito interesse di un investitore disponibile a riconoscere un valore congruo al mix di proprietà intellettuale e altri asset che verranno conferiti alla nuova azienda.
In conclusione, è evidente che la ricerca nelle life sciences è diventata estremamente complessa, ma lo è anche il successivo processo di sviluppo necessario per raggiungere l’obiettivo applicativo. Nonostante ciò, più che in qualsiasi altra disciplina, nel settore delle life sciences il successo della ricerca ripaga sempre gli enormi sforzi e la frustrazione dei tentativi falliti, perché significa salvare vite, prevenire malattie e sofferenza, in ultima istanza recare grande beneficio all’intera società.