Nel recente periodo è crescente l’allarme destato dal continuo esodo di pazienti con problemi odontoiatrici verso le aree dell’est europeo alla ricerca di facili soluzioni a prezzi più bassi.
La stessa Ambasciata italiana a Tirana diramava un comunicato particolarmente esplicativo della situazione, dove si diceva che “Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un incremento del numero di connazionali che si recano in Albania per sottoporsi a cure dentali. L’offerta di cliniche private che offrono questo tipo di servizi è vasta e spesso includono trasporto ed hotel. Non sempre le offerte corrispondono a standard di qualità pienamente soddisfacenti. Si raccomanda pertanto, prima di intraprendere questa scelta, di valutare con attenzione la clinica ed i professionisti ai quali affidarsi attraverso un’accurata indagine di mercato……”
Nonostante questo appello ufficiale alla prudenza, le raccomandazioni di ANDI – Associazione Nazionale Dentisti Italiani – e dei vari movimenti a tutela dei consumatori ad evitare “viaggi della speranza” per cure dentali verso i paesi dell’est europeo, questi sono incrementati e si assiste ad un flusso crescente di cittadini che si recano in quelle aree, anche convinti che in pochi giorni ogni problema di natura odontoiatrica possa essere risolto, in cerca di cure dentali a basso costo.
Il problema
È evidente che questo comportamento discenda dal costo delle terapie odontoiatriche in Italia, svolte nel 90% nel settore privato. Le ragioni storiche dello sviluppo di questo modello di servizi odontoiatrici nel nostro Paese sono legate alla caratteristica natura di “prossimità” della cura dei denti e dei tessuti circostanti, che ha peculiarità tali da richiedere facilità nell’accesso e nella frequenza alle visite. In Italia esistono oggi 64000 studi in attività, che costituiscono una rete odontoiatrica largamente diffusa ed in grado di sostenere qualsiasi intervento di terapia e di prevenzione, nel rispetto di regole stabilite sia a livello nazionale che regionale da professionisti obbligatoriamente vigilati dall’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di appartenenza. Tutto ciò significa sicurezza delle cure per il paziente.
Ma, se il tema sicurezza e continuità delle cure e degli interventi di prevenzione (recarsi dal Dentista due volte all’anno per una visita preventiva costa poco e previene le patologie della bocca) non fosse sufficiente a soddisfare anche la richiesta di maggiore sostenibilità dei costi, è evidente che, considerato l’ampliamento del fenomeno, si renda necessaria una risposta coerente ai bisogni.
Se la sanità integrativa, declinata come attualmente disegnata dalla maggior parte dei providers assicurativi con un terzo pagante a sostegno della spesa odontoiatrica, non è la soluzione al problema – perché dispone solamente alla spesa senza reali guadagni di salute odontoiatrica -, impedisce anche la libera scelta del Dentista curante da parte del paziente, costretto a selezionare in una rete ristretta un nominativo qualunque, mortificando il valore fondamentale del rapporto di fiducia e di presa in carico della salute della bocca alla base del rapporto Dentista paziente.
Difficile ipotizzare un intervento risolutivo da parte dello Stato, alle prese con problemi di bilancio importanti in tempo di recessione, guerre e inflazione.
Le proposte di ANDI
La soluzione è in un rapporto sussidiario pubblico privato, in grado di consentire l’accesso alle terapie e alla prevenzione per i cittadini che realmente abbiano necessità di supporto statale, e nella proposta concreta di un progetto di supporto mutualistico a basso costo di adesione da parte dei cittadini, da sviluppare con meccanismi premiali per coloro che rispetteranno regole base di prevenzione.
La progettualità è avanzata, e spero proprio che ANDI sia presto in grado di poter contribuire alla soluzione di un problema che – al momento – sta solo soddisfacendo i personaggi più spregiudicati.