L’interconnessione tra salute umana, salute animale e ambiente è una delle lezioni che abbiamo imparato dalle recenti pandemie, come quella di COVID-19, che ci ha ricordato come persone ed animali condividano lo stesso ambiente, vivono spesso a stretto contatto fra loro, possono essere infettati dagli stessi agenti patogeni e, non di rado, anche trattati con gli stessi farmaci, influenzando gli uni la salute degli altri. Dall’aumentata consapevolezza dell’impatto reciproco che ciascun elemento (umano, animale ed ambientale) può avere, deriva la necessità sempre più pressante di approcciare ai problemi di salute con un’ottica nuova, globale, multidisciplinare e olistica, capace di integrare le risorse e le competenze presenti in ambito umano, veterinario e ambientale.
Una triplice alleanza per la salute unica
Questa visione prende il nome di One Health (“Una Salute”) e da anni viene promossa a livello internazionale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), che hanno dato vita, nel 2010, ad un’Alleanza Tripartita, al fine di collaborare al raggiungimento degli obiettivi comuni nella prevenzione e nel controllo dei rischi per la salute all’interfaccia uomo-animale-ambiente.
L’aumento esponenziale di sostanze inquinanti, organiche ed inorganiche, immesse nell’ambiente, ha portato ad una progressiva tossicità ambientale, che minaccia ed altera la salute umana con un impatto negativo sul benessere generale e un aumento nell’uomo di patologie cronico-degenerative. La maggior parte dei contaminanti storici ed emergenti (come metalli, fitofarmaci, PFAS classici e di nuova generazione, antibiotici e farmaci in generale, microplastiche) penetrano nell’organismo attraverso il contatto, gli alimenti, l’acqua, l’aria, gli ambienti di lavoro, l’accumulo nei terreni, nei rifiuti e materiali di costruzione. Il loro accumulo nell’organismo crea reazioni infiammatorie e immunitarie che predispongono ad una serie di disturbi e patologie come la sindrome metabolica, la sensibilità chimica multipla, la sindrome da stanchezza cronica e disturbi del comportamento.
Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico da particelle e microplastiche
Studi epidemiologici sugli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico da particelle, hanno evidenziato associazioni tra le concentrazioni in massa di particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 µm (PM10) e un incremento sia di mortalità che di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie nella popolazione. Su anziani, bambini, persone con malattie cardiopolmonari croniche e affette da influenza o asma si concentrano incrementi di mortalità e seri effetti patologici a seguito di esposizioni acute a breve termine. Anche l’incremento di tumore polmonare è stato associato recentemente all’inquinamento atmosferico, ed in particolare alla frazione fine dell’aerosol: il PM outdoor è stato inserito dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) tra i cancerogeni di gruppo 1 (agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo).
Diversi studi scientifici suggeriscono che anche le microplastiche possono comportare potenziali rischi per la salute degli esseri umani. I principali fattori di rischio e patologie associate a questo tipo di inquinamento vanno da infiammazioni per inalazione di microplastiche, all’accumulo di microplastiche presenti negli alimenti nel tratto gastrointestinale, con conseguenti infiammazioni e alterazione del microbiota, agli effetti tossici dovuti al rilascio di sostanze chimiche assorbite e concentrate dalle microplastiche e introdotte con gli alimenti, fino alle ormai note alterazioni del sistema endocrino, con potenziali squilibri ormonali, dovuti agli ftalati e al bisfenolo A associati alle microplastiche.
Salute e ambiente: la sfida della prevenzione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è posta tra i suoi obiettivi prioritari la comprensione delle relazioni tra le fonti di inquinamento e gli effetti sulla salute, lo sviluppo di indicatori e la prevenzione delle malattie legate a un ambiente insalubre, che rappresentano una causa di mortalità e di malattie sorprendentemente elevata. Eppure, sono ancora in aumento le aree sottoposte a elevate pressioni ambientali, in cui la domanda di un rapporto ottimale tra salute e ambiente non è soddisfatto. È quindi di grande interesse lo studio epidemiologico dei determinanti di salute e della loro distribuzione spaziale e temporale; inoltre è ormai un dato consolidato che i determinanti di salute siano fattori sociali, culturali, quindi ambientali in senso lato, che interagiscono con il livello individuale, costituito dal patrimonio genetico.
L’approccio tradizionale alle malattie, basato sui sintomi e incentrato sugli organi, non è più considerato sufficiente, in ragione del riconoscimento della complessità delle malattie. Il nuovo approccio alla ricerca sanitaria deve includere lo studio delle complesse interazioni tra patrimonio genetico, ambiente e stile di vita, in quanto la salute e la qualità della vita dell’uomo, dalla gravidanza all’invecchiamento, sono influenzati da una combinazione tra fattori intrinseci, principalmente legati alle caratteristiche genetiche di ogni individuo, e fattori estrinseci, come lo stile di vita e l’ambiente.
Secondo l’Obiettivo di sviluppo sostenibile n. 3 delle Nazioni Unite “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”, è fondamentale proteggere il nostro pianeta per garantire la prosperità globale, promuovendo una vita sana e uno sviluppo socioeconomico basato sull’utilizzo sostenibile delle risorse ambientali. Sostenibilità che va intesa secondo l’ottica “One Health”, considerando l’intima relazione tra la salute delle popolazioni, la salute dei loro animali e l’ambiente in cui vivono. Questo concetto è sempre più vitale per affrontare sfide sanitarie complesse, tra cui le malattie zoonotiche (malattie trasmesse tra animali e umani), la resistenza antimicrobica, la sicurezza alimentare e la salute ambientale.
Degrado ambientale, inquinamento, cambiamento climatico compromettono il diritto alla salute
La conferenza di Ostrava del 2017, organizzata congiuntamente dall’Ufficio della Regione Europea dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), da UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) e da UNEP (United Nations Environment Programme), non solo ha riconosciuto l’importanza di uno sviluppo sostenibile, identificato con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per le forti relazioni in essere tra sviluppo, ambiente, salute e benessere umano ed economia, ma ha sottolineato come un ambiente sano e le politiche sanitarie siano state determinanti per la crescita complessiva dell’aspettativa di vita e del benessere nella Regione Europea dell’OMS nei decenni passati. D’altra parte, ha riconosciuto che il degrado ambientale e l’inquinamento, il cambiamento climatico, l’esposizione a prodotti chimici pericolosi e la destabilizzazione degli ecosistemi possono compromettere il diritto alla salute esacerbando le diseguaglianze.
La nascita del Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici
Diventa pertanto strategica la realizzazione di un Sistema Istituzionale finalizzato al supporto di attività di ricerca per promuovere l’integrazione e la sinergia tra Ambiente e Salute. In questa ottica, il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (SNPS), in integrazione con il già esistente SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), è stato istituito allo scopo di valorizzare, in particolare, le esigenze di tutela delle comunità e delle persone vulnerabili, in coerenza con i principi di equità e prossimità.
Anche ISPRA contribuisce al raggiungimento di dette finalità attraverso la disponibilità dei propri ricercatori e delle strutture laboratoriali presso le quali si svolgono attività di ricerca interdisciplinare vòlte ad esplorare come i cambiamenti degli ecosistemi possono avere effetti negativi sulla salute umana. Grazie anche al suo sistema di Laboratori a rete, distribuiti su tutto il territorio nazionale (Roma, Ozzano, Chioggia-Venezia, Livorno), ISPRA svolge attività di ricerca, sperimentazione ed approfondimento delle conoscenze delle matrici ambientali, quali aria, acque (interne e marine), biota, suolo, rifiuti.
L’impegno di ISPRA
Nel 2023, i soli laboratori ISPRA di Roma hanno analizzato più di 3.600 campioni, effettuando complessivamente 21.000 analisi chimiche, fisiche, biologiche ed ecotossicologiche, tutte finalizzate allo studio ed al monitoraggio dei fattori estrinseci (come la presenza di inquinanti emergenti, microplastiche e dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi) da correlare al benessere e alla salute del cittadino.
Parte delle attività laboratoriali che coinvolgono ISPRA si collocano, dunque, nel solco di questa innovativa integrazione funzionale di competenze in tema di protezione della salute e dell’ambiente. Ne danno testimonianza i diversi progetti PNRR (MUR) e PNC-PNRR (MdS) in cui è coinvolto l’Istituto, così come gli accordi scientifici con diversi Centri di Ricerca e strutture in campo biomedico. Per la reale e fattiva implementazione dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo sostenibile, la prospettiva ecosistemica “One Health”, con al centro l’uomo, la sua salute ed il suo benessere, diventa un punto di snodo fondamentale attraverso cui implementare i circuiti virtuosi che l’economia circolare intende sviluppare per la sostenibilità dell’ambiente in cui viviamo – nell’accezione più ampia possibile.
Per il benessere umano è fondamentale che l’ambiente continui a fornire risorse, a smaltire i rifiuti e a svolgere le funzioni essenziali per il sostegno della vita, come il mantenimento della temperatura e la protezione dalle radiazioni. Nessuna combinazione di benefici può compensare la perdita di aria pulita da respirare, acqua sufficiente da bere e suoli e climi che ci permettano di soddisfare le nostre necessità alimentari. L’approccio One Health, promuovendo la collaborazione tra diversi settori e discipline per affrontare le sfide sanitarie che trascendono le specie e i confini geografici, mira a creare un mondo più sano e sostenibile per tutti.