Quello che è stato raccontato come il primo processo penale per inquinamento ambientale colposo è finito con il “non luogo a procedere”, pronunciato dal giudice a causa dell’insufficienza delle prove raccolte.
Era la prima volta che lo smog entrava nelle aule di tribunale. L’esposto del Comitato Torino Respira, infatti, aveva innescato due udienze predibattimentali che vedevano imputati amministratori pubblici regionali e comunali. L’accusa? Non aver vigilato a sufficienza e non aver adottato misure efficaci per evitare lo sforamento continuo dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria stabiliti dalla legge, determinando oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri.
Una sfida audace quella che si era prefissato il Presidente del Comitato Torino Respira Roberto Mezzalama: portare l’inquinamento atmosferico, per la prima volta in Italia, in un’aula di tribunale.
“Questo processo – spiega Mezzalama – , se vogliamo dirlo all’americana, voleva essere lo Stato contro gli amministratori per l’inquinamento atmosferico. La decisione del giudice, per noi e le altre parti civili, non è condivisibile. Ma vogliamo credere che la Procura della Repubblica faccia appello contro questa decisione, perché una cosa è certa: non abbiamo nessuna intenzione di smettere di lottare”.
Il reato di inquinamento ambientale
Sono di introduzione recente nel codice penale (con la legge 68/2015) i nuovi delitti a salvaguardia dell’ambiente: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo, omessa bonifica, ispezione dei fondali marini.
“Ci aspettavamo una discussione e un confronto fuori dal contesto strettamente politico-amministrativo. Siamo nella pianura padana, circondati dalle alpi: la politica sostiene che questo sia un prezzo da pagare per mantenere il nostro stile di vita. Opinione rispettabile se solo non esistesse una direttiva europea e una legge nazionale secondo cui quei risultati stabiliti devono essere raggiunti. Ci aspettavamo – e volevamo – un confronto di tesi tecnico-scientifiche e giuridiche fuori dal contesto della politica”, ha aggiunto il Presidente del Comitato Torino Respira.
Diamo un po’ di numeri sullo smog in Europa
300mila: è il numero delle morti premature annue in Europa a causa dell’inquinamento atmosferico, da suddividere in 24mila decessi causati dall’ozono, 49mila per biossido di azoto e 238mila per PM2,5.
7: sono gli inquinanti atmosferici maggiormente nocivi per la popolazione (particolato, ammoniaca, metano, ozono, ossidi di azoto, biossido di zolfo e composti organici volatili non metanici).
98%: è la percentuale della popolazione europea residente nelle aree urbane esposta al più nocivo degli inquinanti dell’aria, il particolato fine PM2,5, in concentrazioni superiori a quelli stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (una media giornaliera di 15 µg/m³ e una media annua di 5 µg/m³).
21: sono gli Stati dell’Unione Europea che hanno migliorato la propria qualità dell’aria.
4: sono gli Stati dell’Unione Europea in cui il livello di inquinamento atmosferico è aumentato.
2: Italia e Finlandia sono i luoghi nei quali la qualità dell’aria è rimasta invariata.
2050: l’anno entro il quale l’UE vuole raggiungere l’obiettivo “zero pollution vision for 2050”.
Focus sull’Italia e Torino
È il nostro il Paese più inquinato d’Europa.
Un primato tutto del nord Italia, dove sono concentrate le 8 delle 10 province più inquinate d’Europa: Milano, Cremona, Monza, Lodi, Mantova, Padova, Verona e Vicenza. Senza dimenticare la pianura padana, che registra i valori più elevati ed uno dei più marcati peggioramenti degli ultimi anni.
Più di 10milioni di persone, quasi un quinto della popolazione (il 18,2%) respira aria con una concentrazione di particolato fine (PM2,5) superiore ai 20 microgrammi. Per fare un paragone sconcertante, in Polonia, fanalino di coda insieme all’Italia, i livelli di inquinamento atmosferico sono gli stessi, ma le persone esposte sono meno di un milione.
E Torino? La città al centro di quello che poteva essere il primo processo penale per inquinamento ambientale colposo presenta livelli di particolato fine di 19,6 microgrammi ogni metro cubo di aria. La controversia giudiziaria cercava, infatti, di affrontare un problema vecchio quanto la città stessa: l’elevato livello di smog e i problemi di salute ad esso correlati.
L’opinione dell’esperto
Ma quali i rischi per la salute a causa dell’inquinamento atmosferico delle città?
Abbiamo chiesto l’opinione ad uno dei principali esperti in chirurgia toracica con particolare riferimento alle problematiche più complesse dei tumori del polmone, il dottor Pierfilippo Crucitti, Direttore di Unità Operativa Complessa (U.O.C.) Chirurgia Toracica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma: “Sempre maggiore attenzione viene posta nei confronti dell’inquinamento dell’aria e dei suoi possibili rischi sulla nostra salute. Vi sono sempre più prove, infatti, che suggeriscono che un’esposizione significativa agli inquinanti atmosferici possa essere associata anche allo sviluppo di patologia a carico delle nostre vie respiratorie.
Sono implicati diversi inquinanti atmosferici, tra cui il particolato (PM), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e i composti organici volatili (COV). L’ozono è un gas incolore che si trova naturalmente nell’atmosfera, può accumularsi al livello del suolo, dove prende il nome di smog. Viene rilasciato anche dalla combustione di combustibili fossili provenienti da veicoli a motore, fabbriche e altri impianti industriali. Il clima caldo e soleggiato può aumentare l’accumulo di ozono. L’inquinamento da particelle è costituito invece da frammenti microscopici di materiale solido o goccioline sospese nell’aria. Le particelle provengono da gas di scarico delle automobili, pneumatici, agricoltura, edilizia, demolizione di edifici, caminetti, incendi, tempeste di polvere ed eruzioni vulcaniche”.
Crucitti: “L’inquinamento atmosferico provoca ogni anno 6,5 milioni di decessi nel mondo”
“Un’elevata concentrazione di inquinamento nell’aria può irritare gli occhi e le vie respiratorie di naso, gola e polmoni, causando tosse, attacchi d’asma più frequenti o più gravi, irritazione degli occhi e della gola, riduzione della funzionalità polmonare, con conseguente sensazione di oppressione o mancanza di respiro.
Secondo il National Institutes of Health, l’inquinamento atmosferico provoca ogni anno 6,5 milioni di morti in tutto il mondo e questi numeri sono in aumento. L’esposizione frequente all’inquinamento atmosferico sembra essere quindi correlato ad un aumentato rischio di malattie respiratorie come la Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO o enfisema), l’asma, la bronchite cronica, il Cancro ai polmoni, il tumore al seno, il Linfoma non Hodgkin oltre al fatto che l’infiammazione cronica legato allo stress ossidativo causato dell’inquinamento atmosferico può portare a malattie cardiovascolari”, ha spiegato il professor Crucitti.
“Sarebbe come se il sindaco di Helsinki non spalasse la neve”
Torino Respira, il comitato di cittadine e cittadini nato per promuovere iniziative finalizzate a migliorare la qualità dell’aria nella città di Torino e nell’area metropolitana torinese, aveva prodotto nell’aprile 2017 un esposto che ha poi dato il via alle indagini della procura. L’esposto, successivamente integrato negli anni con memorie e ulteriori atti, descriveva la situazione dell’inquinamento torinese con il supporto di dati pubblici sulla qualità dell’aria e sugli effetti di essa, sostenendo la tesi giuridica della violazione colposa dei limiti normativi da parte delle autorità preposte. Ed è così che il documento ha dato avvio alle indagini della Procura, la quale ha disposto perizie e acquisito gli atti delle procedure di infrazione della Corte di Giustizia Europea che ha condannato l’Italia già tre volte per superamento dei limiti della qualità dell’aria.
“Il nostro intento non era – e non è – punire degli individui specifici, ma un principio”, aggiunge Mezzalama. “Vogliamo, una volta per tutte, uscire dal silenzio e dall’ipocrisia. Tutti siamo a conoscenza del problema dell’inquinamento, facciamo un po’ finta di occuparcene, ogni tanto viene organizzato qualche blocco del traffico”.
“Abbiamo iniziato dalla Pianura Padana, forse il luogo più difficile di tutta Europa in cui risolvere il problema dell’inquinamento ambientale. Ci sono più di 12milioni di persone, qualche milione di maiali, di mucche e di polli, il traffico e l’attività industriale sono le più grandi di tutto il paese: tutto in una valle”.
“Non possiamo evitare di occuparcene solo perché difficile: sarebbe come se il sindaco di Helsinki non volesse spalare la neve in ogni momento perché nevica tanto. Un paradosso“.
“Rimbocchiamoci le maniche e chiediamo all’Europa, che stabilisce le regole, di metterci nella condizione di risolvere o di trovare delle soluzioni, di darci dei fondi in più. Abbiamo avuto la grande opportunità del Pnrr e l’abbiamo sprecata, abbiamo avuto l’opportunità dei negoziati sull’assegnazione dei fondi per la riduzione dell’emissione di gas serra (il “just transition fund”). E invece andiamo a negoziare per chiedere di non ridurre i limiti o di allungare i tempi”.
“Quindi, ripeto: vogliamo solo uscire dall’ipocrisia”, conclude il Presidente del Comitato.