È necessaria una vera e propria rivoluzione nella medicina di genere, in particolar modo nella prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie metaboliche, che stanno conoscendo un incremento impressionante. Le previsioni dell’OMS per il 2030 indicano il diabete di tipo 2 quale quarta causa di morte al mondo e in crescente associazione al dilagante fenomeno dell’obesità della popolazione. Dall’ISTAT emergono dati allarmanti: in Italia, circa l’8% della popolazione italiana è colpita dal diabete di tipo 2, al netto dei casi non diagnosticati che potrebbero raddoppiare la cifra, il 36% è in sovrappeso e il 12% affetta da obesità.
Queste patologie sono associate a forti stigmi sociali, specialmente per le donne. La difficoltà a ottenere diagnosi accurate deriva da pregiudizi che tendono a far percepire tali malattie come conseguenza di cattivi comportamenti piuttosto che come vere condizioni mediche, con le donne spesso giudicate più duramente. Un approccio medico ‘gender sensitive’ è fondamentale sia dal punto di vista della comunicazione, per migliorare il dialogo e la fiducia tra medico e paziente tenendo conto delle differenze di genere, sia dal punto di vista giuridico prevedendo iter di prevenzione e cura distinti per genere del paziente, per dare piena attuazione al principio costituzionale di uguaglianza al diritto alla salute.
La medicina di genere è la medicina di tutte e di tutti
Nonostante il diritto alla salute – tutelato dagli articoli 3 e 32 della nostra Costituzione – sia definito ‘fondamentale‘ per tutti i cittadini che ‘hanno pari dignità sociale…, senza distinzione di sesso…‘, ancora oggi nascere donna è un determinante negativo di salute. Il principio del diritto alla salute è stato infatti declinato in un approccio falsamente neutro focalizzando l’attenzione non sulla persona ma sulla patologia e prendendo a modello il corpo ‘più semplice’, ovvero quello maschile, trattando di conseguenza la patologia in modo indifferente che si trattasse di uomo e donna.
Sesso e genere non sono contrapposti, anzi – come spiegato in occasione del Congresso IPEM dalla Dott.ssa Francesca Rescigno, docente di Diritto delle Pari Opportunità all’Università di Bologna –, il concetto di genere va a rafforzare quello di sesso come ben esplicitato dalla definizione anglosassone ‘sex and gender medicine’ che tiene nella dovuta considerazione sia le naturali differenze biologiche legate alle caratteristiche sessuali, sia i condizionamenti e le sovrastrutture culturali e sociali espresse dal genere. La medicina di genere non è la medicina delle donna, ma è la medicina di tutte e tutti e rappresenta l’attuazione del principio costituzionale di uguaglianza al diritto alla salute.
L’importanza del linguaggio nel riconoscere la parità
Anche il linguaggio, nella fattispecie quello medico, diventa discriminatorio quando non è capace di rappresentare la complessità della realtà che è composta da molte diversità: etnia, religione, corpi non conformi, neurodiversità, disabilità, povertà, età, identità di genere, orientamento sessuale. Da tecnico, gergale, freddo il linguaggio dei medici, che si rapportano in primis con la sfera emotiva delle persone in un momento delicato della loro vita, deve diventare più empatico, rispettoso e ampio: è necessario – come sottolineato dalla Dott.ssa Chiara Niccolai – un radicale cambiamento culturale adottando una comunicazione gender-sensitive che, ancor prima che ‘il paziente’, metta al centro ‘la persona’ attraverso parole ed espressioni che riconoscono parità di valore, dignità, integrità e rispetto di ognuno.
Focus su obesità e diabete: differenze di genere
Simili per cronicità, complicanze e riduzione dell’aspettativa di vita, diabete e obesità differiscono in alcuni aspetti a seconda del genere del paziente che vanno tenuti in considerazione nell’approccio clinico. La prevalenza dell’obesità è maggiore nelle donne, mentre la prevalenza del diabete è maggiore negli uomini. Riguardo le complicanze, il “peso” dell’obesità influisce maggiormente nel sesso femminile con riferimento alla presenza di patologie come ipertensione, neoplasie e disturbi depressivi, mentre nei pazienti diabetici il rischio assoluto di complicanze macrovascolari, quali la cardiopatia ischemica, è superiore nel sesso maschile.
Anche il modo di affrontare e gestire le patologie differisce tra uomo e donna: le donne sono più propense a perdere peso rispetto agli uomini, sono più disposte ad assumere farmaci e anche ad affrontare l’eventuale intervento di chirurgia bariatrica suggerito dal medico, ma allo stesso tempo le donne tendono a riassumere peso dopo sei mesi, rispetto agli uomini.
Differenze di genere sono state osservate anche nella scelta degli alimenti: ad esempio le donne tendono a mangiare più carboidrati, frutta e verdura e meno grassi rispetto agli uomini, che invece tendono ad assumere più alimenti ad alto contenuto di grassi e sale.
Infine, le differenze di genere nella pratica di attività fisica sono evidenti fin dalla giovane età: studi epidemiologici mostrano come i livelli di attività fisica sia moderata sia intensa, nei maschi di 11‐12 anni sono quasi il doppio di quelli delle femmine; e se già è inferiore nella fascia infantile, nell’adolescenza la riduzione dei livelli di attività fisica è sempre maggiore nelle femmine.
La rivoluzione parte dalla formazione
Trattare le malattie metaboliche secondo l’approccio differenziato per sesso e genere proponendo una lettura olistica è ormai imprescindibile. Deve però avvenire un drastico cambiamento del paradigma culturale: la medicina di genere va prevista trasversalmente in tutte le specialità. Determinante è l’aspetto formativo prevedendo, a partire dai corsi universitari, discipline dedicate alle varianti di sesso e genere. Fino ad arrivare a istituzionalizzare protocolli di ricerca, di sperimentazione, percorsi clinici e diagnostici e istituire Società Scientifiche specializzate sulla medicina al femminile e al maschile.
Con IPEM – Incontri Pavesi di Endocrinologia e Metabolismo, alla sua terza edizione organizzata da Fenix srl, provider ECM attivo dal 2009, puntiamo a presentarci come forum congressuale nazionale di riferimento sulle malattie metaboliche e le differenze di genere con una connotazione propria e distintiva, perché coinvolge relatori con profili di diversa natura ed espande la riflessione integrando nuovi elementi e prospettive, a dimostrazione di quanto un approccio interdisciplinare sia fondamentale per una corretta comprensione delle malattie, con focus su quelle metaboliche, da parte del paziente e della comunità.