La Generazione Z sembra quasi sia nata già attaccata ai cellulari.
I ragazzini e le ragazzine di oggi non immaginano una vita senza smartphone, senza connessione a internet, senza la possibilità di comunicare in tempo reale e senza vedere il mondo attraverso la lente sfocata – e irreale – dei social network.
E se si vedessero vietare, di punto in bianco, prima dei 14 anni la possibilità di possedere un cellulare? E se, fino ai 16 anni, non potessero avere accesso alle piattaforme di social networking? Cambierebbe forse la rotta della loro esistenza? Cambierebbe forse la nostra, di esistenza? Noi, giovani o meno giovani nati senza uno smartphone ma che abbiamo velocemente imparato a usare e – altrettanto velocemente – a sentenziare contro la GenZ?
Politici, pedagogisti e insegnanti si stanno arrovellando su come allontanare i più piccoli dagli infiniti pericoli e molte patologie nascoste dietro a schermi sempre più piccoli. Proprio in questa direzione sembra andare il provvedimento del Ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara che prevede il divieto di utilizzo degli smartphone in classe, anche per fini didattici. Nel frattempo, i Pediatri di Famiglia segnano la rotta per i genitori ad un’educazione su un uso consapevole e corretto di internet e cellulari a casa. One Health ha intervistato in esclusiva Silvia Zecca, Segretario Nazionale Fimp – Federazione Italiana Medici Pediatri, al termine del suo intervento alla Festa della Salute iCare organizzata a Viareggio da Motore Sanità.
Dottoressa, che cosa si intende per educazione digitale?
Significa formare bambini e ragazzi su un uso consapevole del digitale.
E questo è un argomento che il Pediatra di Famiglia deve affrontare fin dai primi incontri con i genitori, e poi in maniera continuativa, in ogni fascia di età dei pazienti. Mai smettere di parlarne: esistono, infatti, rischi differenti del digitale per ogni anno di vita dei più piccoli.
È importante che il genitore divenga dunque un esperto conoscitore sì delle risorse dei differenti device ma anche dei rischi connessi.
Cosa ne pensa dell’appello lanciato da alcuni pedagogisti affinché il Governo predisponga un divieto di utilizzo degli smartphone sotto i 14 anni?
La vedo una proposta difficile. Ritengo comunque che almeno sotto i 12 anni sarebbe inappropriato dare uno smartphone ad un bambino.
In gita scolastica ad un bimbo si può dare la macchinetta fotografica, non il telefono. Inoltre, sia nelle gite che all’interno della scuola i bambini e le bambine sono sotto il controllo di un adulto. Non esiste, quindi, il bisogno di un contatto diretto tra bambino e genitore.
Quali sono i suoi consigli in merito?
Il bambino deve avere un accesso a internet solo sotto il diretto controllo del genitore.
Inoltre, il computer deve essere posizionato in un’area comune della casa, possibilmente centrale, per far sì che – appunto – possa essere in qualunque momento sotto uno stringente controllo.
Consiglio poi ai genitori dei miei piccoli pazienti di guardare la cronologia anche di ciò che è stato cancellato, di cercare e di controllare qualunque cosa. Non sempre, per vergogna o altre motivazioni, il ragazzino fa presente al genitore quello che effettivamente vede o, comunque, comunica attraverso internet.
Come si può educare ad un corretto uso del digitale?
Prima dell’acquisto di un cellulare propongo sempre ai genitori di siglare un vero e proprio contratto con il figlio. Questo, proprio per prevenire qualunque tipo di errore o eventuale incomprensione: inseguire poi le cose diventa sempre davvero difficile.
Quindi, con il contratto scritto stabilire le regole fin da subito e rimanere fermi su tali regole. Ad esempio, prevederei di non tenere il cellulare acceso dentro la propria cameretta durante la notte, ma di lasciarlo spento in cucina, rigorosamente insieme a quello dei genitori.
Se i bambini e i ragazzi, infatti, non ricevono il giusto esempio dagli adulti, difficilmente seguiranno quelle regole.
Deve essere un’educazione che parte da noi grandi e che arriva direttamente ai nostri figli, di ogni età.