Quando si parla di sanità, ad ogni legislatura si presenta sempre lo stesso refrain: chi è al Governo sostiene di avere meglio finanziato il sistema nei limiti del possibile, mentre chi è all’opposizione sostiene, addirittura, che si stia rovinando la sanità già sottopagata.
Una dialettica che al giorno d’oggi si presenta anche nella contraddizione di teorie “fantastiche”. Alcuni parlano di Intelligenza Artificiale, di digitalizzazione, di fascicolo sanitario elettronico già fruibile, di consulti a distanza, dell’infermiere di prossimità vicino casa. Altri si lamentano di Pronto Soccorso lunghissimi, di case della comunità poco funzionali, di liste d’attesa infinite – con interventi di cataratta rimandati di 3 anni –, di fuga del personale sanitario verso altre Nazioni, di diserzione dall’accesso alla professione, sia per i medici che per gli infermieri.
E poi esiste la proposta del metaverso. Io credo che ogni argomento vada piuttosto affrontato per il “metà vero”. Si parla di rete digitale: abbiamo esempi concreti? Già esiste un’ottima rete digitale, per esempio quella della farmacia, che potrebbe fungere da hub periferico, e su questo esiste una legge. Si parla del fascicolo elettronico: che sia pronto o meno, qualcuno conosce esempi di ospedali completamente paper free? A livello nazionale ne conto solo due. Teleconsulto e telemedicina: dove è applicata, dove esiste un esempio concreto proponibile?
Esistono, invece, dei temi di salute nazionale tanto importanti quanto attuali la cui trattazione non si può più rimandare, come l’invecchiamento della popolazione. L’aspettativa di vita è cresciuta considerevolmente a livello mondiale, ma è necessario che durante questi anni (in più) si stia bene, altrimenti viene vanificata la buona notizia. Non possiamo poi non prendere in considerazione l’avvento di nuove pandemie: abbiamo appena dovuto affrontare l’emergenza Covid, ma dovremmo preparare il nostro sistema sanitario a prevenirne e gestirne altre che potrebbero arrivare da un momento all’altro.
E poi c’è la medicina di prossimità. Gli esperti di sanità dovrebbero impegnarsi a fondo, ad esempio, per creare modalità e linee guida per le cure a domicilio. Con la Missione 6 – Salute del Pnrr, è previsto l’arrivo di risorse economiche da investire in questa direzione, ma non c’è la certezza di quante saranno e soprattutto di quando arriveranno. Non se ne conosce, insomma, l’esecutività pratica. Bisogna salvaguardare la filiera dell’industria. Bisogna cercare di coprire le differenze fra Nord e Sud, che in alcuni campi, come l’oncologia, la neurologia e le trasfusioni sono particolarmente evidenti. Infine, rivedere tutto ciò che riguarda le professioni e l’accesso al mondo del lavoro.
L’Autonomia Regionale differenziata e rafforzata
In questo quadro in profonda evoluzione, si inserisce anche la cosiddetta “autonomia regionale differenziata e rafforzata”. Un passaggio normativo da accogliere sostanzialmente con favore, poiché in tante questioni il regionalismo interpreta, migliora e utilizza al meglio le potenzialità del territorio. Nonostante ciò, però – quasi remando controcorrente – ritengo ci siano almeno cinque grandi questioni che vadano riportate alle competenze nazionali.
L’emergenza-urgenza
Nel caso di una grave emergenza o calamità non esiste un corpo mobile precettabile e un presidio dell’emergenza-urgenza che sia uguale in tutte le Regioni d’Italia. Non sono state neppure identificate con attenzione le figure professionali di competenza. Una volta c’era il corpo militare della Croce Rossa, che interveniva prontamente. Oggi non più: la Protezione Civile si muove, ma solitamente con un ritardo di almeno 48 ore. In tutti i Paesi stranieri esiste un corpo reclutabile nell’immediato. In questa direzione si potrebbe leggere l’iniziativa del residente della Commissione Difesa di Montecitorio, Nino Minardo, e del suo progetto di legge che prevederebbe una riserva militare da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese o di stato d’emergenza. La notizia sui giornali ha subito trovato un contrapposto, credendo che ci stessimo preparando alla guerra: invece, l’intento è quello di rispondere prontamente a un’esigenza di tutela della comunità.
I trapianti e le trasfusioni
Sul livello nazionale ci sono difformità, con Regioni che eseguono pochi trapianti e hanno strutture burocratiche complesse, e Regioni che eseguono molti trapianti ma non riescono a sostenerli.
Le malattie rare
Proprio perché tali, non può esserci un sistema di malattie rare diverso per ogni Regione.
La tecnologia innovativa e superlativa
È del tutto inutile trovare una Provincia (Varese, ndr) che possiede più apparecchiature per tac e risonanze magnetiche di tutta la Svizzera (parlo per esperienza, dal momento che si tratta della mia Provincia), quando ci sono al contempo dei territori in cui esiste un solo apparecchio per la risonanza magnetica in 400 chilometri.
L’accesso ai farmaci innovativi
Esiste uno squilibrio importante a livello nazionale, mentre invece, soprattutto in alcuni settori in cui non si sta al passo con la velocissima innovazione di presentazione dei nuovi prodotti, bisogna trovare una via di accesso specifica, un fast-track nazionale.
E’ sbagliato in sanità essere anacronistici! E’ sbagliato altrettanto pensare ad un futuro ancora molto lontano come già attuabile, basandosi su percorsi inesistenti e non consolidati.
Come il poeta Orazio, penso che bisogna vivere intensamente il presente e quanto è concretizzabile e realizzabile, partendo da prototipi sperimentati e operativi.
Meno “accademia virtuale” e più applicazione dell’attuabile e replicabile. Alla base di tutto c’è sempre la scelta!
La scelta deve essere fatta con:
- Valutazione scientifica
- Valutazione economica
- Valutazione etica
- Partecipazione. Partecipazione non di chiunque ma di esperti e competenti del tema.
Solo così si otterrà una reale forza operativa capace di dare le migliori soluzioni di salute per la comunità.