L’approccio “One Health” enfatizza l’interdipendenza tra la salute umana, animale e ambientale. A questo fine è essenziale esaminare come tale prospettiva possa essere influenzata dalla discriminazione di genere. Quest’ultima si riferisce al trattamento ingiusto o disuguale basato sul genere, contribuendo spesso a disparità nella salute, nelle opportunità, nell’accesso alle risorse e nel benessere complessivo. Nell’ambito della salute globale, la discriminazione di genere può incidere sulla qualità della terapia, sulla distribuzione delle risorse, sull’accesso ai servizi sanitari e sulla partecipazione delle donne alle decisioni cruciali. La discriminazione di genere nella salute umana e nel lavoro delle donne in ambito sanitario, può manifestarsi in vari modi sia come pazienti, sia come operatori.
Salute di genere: le disuguaglianze
Le disuguaglianze di genere nella salute sono influenzate da fattori biologici, sociali ed economici. Queste disuguaglianze non si limitano solo alle patologie strettamente correlate al genere, ma si estendono a una vasta gamma di malattie che possono avere un’incidenza e una presentazione diverse nei due sessi. Per esempio, le malattie autoimmuni sono più comuni nelle donne e alcune malattie neurologiche mostrano significative differenze di incidenza nei due sessi: il Parkinson colpisce più gli uomini e l’Alzheimer maggiormente le donne. Tra le altre malattie più frequenti nelle donne ci sono ictus, osteoporosi, disturbi dell’alimentazione, depressione.
Particolarmente problematico è quando una patologia si manifesta in modo diverso negli uomini e nelle donne. Nel caso dell’infarto, per esempio, si evidenziano notevoli differenze nei sintomi tra i due sessi, il che può contribuire a ritardi nella diagnosi per le femmine. Mentre negli uomini i segnali spesso sono più evidenti e improvvisi, nelle donne possono manifestarsi come disturbi respiratori, mal di stomaco, mal di schiena, affaticamento e altri sintomi meno specifici che potrebbero non condurre tempestivamente a una consulenza medica. Nel settore delle malattie oncologiche, le differenze di genere possono avere un impatto importante nell’utilizzo delle cure più innovative contro i tumori. La risposta a nuovi trattamenti, come gli inibitori di checkpoint immunitari, può variare tra uomini e donne. L’identificazione dei fattori che influenzano questa diversa risposta è un’area di cruciale importanza.
La mancanza di consapevolezza sulla rilevanza delle differenze di genere e la pratica storica di escludere le donne in età fertile o in gravidanza dai trial clinici hanno contribuito alla loro sottorappresentazione. Questo è un problema significativo in quanto può limitare la comprensione dell’efficacia e della sicurezza dei trattamenti nelle donne, portando a una sottostima degli effetti collaterali e a una mancata identificazione delle differenze di genere nell’efficacia dei trattamenti. Farmaci e terapie destinati a entrambi i sessi sono sperimentati per l’80% su maschi, secondo i dati esistenti. La mancanza di considerazione delle peculiarità di genere negli studi clinici è un problema che dev’essere affrontato.
Il bias nei dati, derivante dalla discriminazione di genere nella raccolta e nell’analisi, può compromettere la comprensione completa delle questioni sanitarie. L’omissione della disaggregazione dei dati per genere potrebbe celare disparità nei risultati scientifici e costituire un ostacolo allo sviluppo di interventi mirati. Inoltre, la sperimentazione di farmaci specifici per le donne e la ricerca sul differenziamento di dosi ed effetti collaterali sono ancora carenti. Questa lacuna nella ricerca si riflette in particolare nella mancanza di studi dedicati all’osteoporosi, alla menopausa e ad altre questioni correlate alle particolarità dell’organismo femminile.
Le disuguaglianze di genere influenzano anche l’accesso ai servizi sanitari. Le donne, in particolare, potrebbero affrontare ostacoli nell’accedere a servizi sanitari essenziali a causa di fattori familiari, economici o sociali. Per esempio, il ruolo di caregiver in famiglia ricade spesso sulla donna, che tende a posporre o ignorare la propria salute fisica e mentale a favore del soggetto più vulnerabile. Non sorprende in questo contesto di spazi personali una maggiore incidenza al femminile di patologie quali ansia e depressione. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i molteplici ruoli sociali delle donne le espongono a un rischio più alto di soffrire di disagi psichici.
La violenza domestica e lo stupro rappresentano gravi problemi che colpiscono molte donne in tutto il mondo, con impatti significativi sulla loro salute fisica e mentale. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), in Italia, più del 30% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica. Le conseguenze di tali violenze includono lesioni fisiche, problemi psicologici, isolamento sociale, perdita del lavoro e difficoltà finanziarie.
I fattori socioeconomici influenzano notevolmente l’accesso ai servizi sanitari, colpendo in particolare le donne. Oltre alla mancanza di risorse finanziarie, le barriere all’accesso includono mancanza di informazioni, distanza geografica e situazioni culturali che limitano l’autonomia delle donne nelle decisioni sulla salute.
L’attenzione alle questioni di genere sta crescendo, e molte organizzazioni e professionisti stanno lavorando per affrontare e superare queste disparità nel campo della salute. La promozione dell’uguaglianza di genere in medicina non solo migliora la salute femminile, ma anche la qualità generale dell’assistenza sanitaria. Nel panorama attuale si stanno palesando anche problematiche legate a patologie che possono colpire persone con cambiamento di genere pregresso o in corso.
Oltre agli studi clinici e farmacologici, rimane fondamentale il ruolo di una chiara comunicazione medico-paziente che migliori, tra le altre cose, una maggiore comprensione sia linguistica che culturale.
Professioni e genere per la Salute: disparità di carriere
Le disuguaglianze di genere nella carriera sono diffuse a livello globale e si manifestano in diverse fasi professionali. Esiste un divario nell’istruzione e nelle scelte di carriera, con settori e discipline in cui le donne sono sottorappresentate. Anche se complessivamente le ragazze iscritte all’università superano il 50%, nel campo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (STEM), sono esposte a un divario di genere iniziale che si accentua nel tempo, portando a una sottorappresentazione nelle materie tecniche e scientifiche. La partecipazione a corsi di laurea in ingegneria o informatica è particolarmente bassa. La mancanza della presenza di donne nel settore informatico può portare a tutta una serie di bias, consci e inconsci nella creazione di algoritmi che influenzano molte decisioni, tra cui le assunzioni nei posti di lavoro. Molte osservazioni conducono a segnalare che anche l’Intelligenza Artificiale abbia delle imperfezioni legate allo squilibrio nella raccolta di dati.
Accesso a specializzazioni e successive assunzioni, promozioni e opportunità possono essere ostacolati da stereotipi, aspettative sociali e discriminazioni. Alcune specializzazioni mediche attirano tradizionalmente più uomini, quali anestesia e chirurgia, mentre altre hanno una percentuale più alta di donne (e.g., ginecologia e pediatria). Ciò può contribuire a disparità complessive in termini di leadership e opportunità.
Le donne trovano infatti soprattutto difficoltà ad accedere a ruoli decisionali e leadership. La sottorappresentazione femminile nella leadership in campi scientifici a sua volta incide sulla direzione della ricerca. Le donne possono affrontare pregiudizi nella valutazione del merito scientifico, impattando la loro progressione. Disparità nel finanziamento della ricerca influenzano la capacità delle ricercatrici di condurre studi influenti. Il “gender pay gap” persiste, mentre una cultura aziendale discriminatoria contribuisce alle disuguaglianze.
Le donne sperimentano ostacoli alle promozioni e spesso mancano di supporto e mentorship. La carenza di modelli femminili di successo influisce sulla percezione delle opportunità di carriera. Aspettative sociali complesse rendono difficile per le donne bilanciare lavoro e vita. Anche lo smart working, per esempio, pur offrendo certe comodità può penalizzare le donne che devono gestire spazi lavorativi e domestici e inoltre crea delle differenze in termini di possibilità di fare lobby (in senso positivo) in presenza.
Infine la presenza non rara di molestie più o meno palesi può generare un clima di tensione, riducendo la produttività e minando la fiducia nell’ambiente lavorativo. Le vittime possono sentirsi isolare e sopraffatte, con possibili ripercussioni sulla loro partecipazione attiva e sul loro sviluppo professionale.
Le discriminazioni di genere e le disuguaglianze influenzano da un lato l’aspettativa di vita e la salute delle donne e, per estensione di tutta la comunità, dall’altro rendono difficile l’Empowerment femminile a inizio lavoro e come dirigenza. È fondamentale adottare politiche e iniziative volte a promuovere l’equità nella ricerca scientifica e a garantire un accesso equo alle opportunità di carriera.
Un aspetto importante è quello della formazione, e associazioni come EWMD International (European Women’s Management Development) offrono formazione, mentoring, networking e opportunità di leadership. EWMD sostiene la crescita delle donne che investono nella propria professione attraverso la valorizzazione della diversità e lo sviluppo delle proprie competenze. “La gestione della diversità è la sfida con cui si confrontano le imprese in generale. Riconoscere, includere e valorizzare le diversità apre prospettive che hanno al centro la persona, i suoi diritti, le sue potenzialità, le sue esigenze”.
Nello specifico campo della valorizzazione del merito nella ricerca sanitaria, Fondazione Onda ha promosso nel 2016 il Club TIWS che, utilizzando una banca dati di ViaAcademy, riunisce in gruppo e attività le ricercatrici italiane in campo biomedico con un alto “h-index” (un parametro metrico sulle citazioni internazionali di ricerche pubblicate) per condividere esperienze, consigli, e rappresentare anche “role models” per le più giovani.
La promozione dell’equità di genere attraverso queste ed altre iniziative si traduce in una società più sana, più equa e più produttiva.
Le azioni mirate a ridurre il gender gap contribuiscono a promuovere una prospettiva olistica della salute globale, in linea con l’approccio “One Health”.